Papa Francesco: Caino, dov’è tuo fratello?

Papa Francesco: Caino, dov’è tuo fratello?

 

ovvero:

 

Quando un credente filosoficamente si tira la zappa sui piedi.

 

 

L’omelia di Papa Francesco a Lampedusa ha avuto in Italia echi rilevanti e contrastanti. Nel resto dell’Ue solo alcune brevi citazioni.

Alcuni politici nostrani, dopo l’esaltazione di rito del discorso – trattandosi di un Papa –, hanno però sottolineato che un conto è il fare una predica (idealista) e un altro è il gestire politicamente e socialmente i flussi migratori di milioni di persone.

La mia analisi di questo articolo, tuttavia, non vuole entrare nel fattore politico, bensì solo in quello teologico e filosofico.

 

Che Bergoglio più che un papa sia in comportamento e in comunicazione un buon, affabile e socievole curato è sotto gli occhi di tutti. Le sue omelie sono prettamente ideologiche; e, come tali, esulano totalmente dal quel pragmatismo operativo che dovrebbe unire la filosofia all’agire.

Ovviamente non è culturalmente come uno dei suoi 2 predecessori, né tanto meno un Montini.

 

A Lampedusa Bergoglio si è lanciato in una questione che più che non competergli non saprebbe comunque gestire nei suoi limiti culturali: quella delle responsabilità etiche e morali del politico e del credente di oggi.

Due sue frasi su tutte ne sono l’emblema:

 

a)      Adamo, dove sei?

b)      Caino, dov’è tuo fratello?

 

L’idealismo spesso gioca brutti scherzi intellettuali, specie se basato sulla concezione trascendentale.

In questo caso è addirittura filosoficamente e dialetticamente improprio. Moralmente: addirittura un paradosso.

 

Bergoglio rivolgendosi al credente italiano ed Ue fa una domanda che con i nomi di Adamo e di Caino sottintende quello di ogni credente.

Le sue citazioni, tratte dalla Genesi, sono tuttavia scorrette e inadatte, considerato che Adamo aveva disobbedito a Dio nel cogliere il frutto dell’albero della Conoscenza, mentre Caino aveva ucciso suo fratello.

Perciò, portando il tutto al paradosso, secondo la sua stessa tematica dialettica, la domanda retorica potrebbe anche essere rivolta a lui:

Bergoglio, dove sei?

Bergoglio, dov’è tuo fratello?

In sostanza il problema dei flussi migratori via Mediterraneo non è solo di oggi, ma datato. Perciò come lui si rivolge a tutti noi, lo stesso potremmo dire noi a lui: Bergoglio, dove sei stato finora e perché solo ora apri bocca?

 

Tuttavia, teologicamente, la discussione dialettica non è un semplice rimpallarsi di colpe, ma l’oggettività delle stesse.

Per cui i flussi migratori, sempre esistiti e rischiosi – specie se effettuati nell’illegalità internazionale, quindi nella clandestinità –, hanno delle motivazioni e delle cause che, facendo della dietrologia, corrono sempre all’indietro, in un’eziologia del problema … infinita.

Basti ricordare le orde barbariche abbattutesi sull’Impero romano o, e non è casuale nonostante le motivazioni bibliche, lo stesso Esodo ebraico, terminato con l’invasione e conquista dell’attuale Palestina.

Che poi si tratti di flussi migratori o di vere e proprie ondate armate di popoli conta poco. Ciò che conta sono le motivazioni che spingono un popolo, o parte di esso, a lasciare il proprio territorio per “occuparne” più o meno pacificamente un altro.

Gli occidentali hanno occupato i paesi terzomondisti prima con truppe coloniali e poi con le multinazionali. I popoli africani e asiatici tendono a occupare ora o con flussi migratori (arabi e africani) o con proprie finanziarie globalizzate (Cina e paesi petroliferi) l’Occidente.

Che poi in queste transumanze continue vi scappino dei morti ci sta. Il problema morale è però: di chi è la colpa di queste morti?

 

Secondo il discorso di Bergoglio sono di tutti e di nessuno. Lui si affida alla sensibilità del credente, che nella globalizzazione si è quasi persa nell’indifferenza.

Ovviamente pure l’indifferenza è una colpa. Però se tale è dovuta a carenza volontaria, non se dovuta ad accidenti che esulano da noi. L’indifferenza in un incidente stradale può starci, per i morti annegati in mare nelle traversate un po’ meno.

Nel primo caso, infatti, il credente, pur non essendo causa dell’incidente stesso, potrebbe essere un soccorritore (samaritano) occasionale nel bisogno; nel secondo è solo qualunquistico affermarlo perché in mare il credente né ci sta, né sa se in quel momento è solcato da rischiosi barconi stracarichi di “migranti”. Teoricamente potrebbe solo ipotizzarlo, anche se l’ipotesi non coincide con la realtà, ma spesso con la supposizione o la fantasia individuale.

Proprio come il piangere i morti con una corona in mare può essere un fatto misericordioso simbolico, anche se ormai insignificante all’oggetto dell’azione: i morti non li resuscita né salva più nessuno.

Interessante – a paradosso – sarebbe vedere il Vaticano affittare delle navi passeggeri, andare nelle nazioni d’origine dei migranti, imbarcarli e portarli … dove non si sa, evitando ai migranti le fatiche e i pericoli delle lunghe traversate di territori ostili o desertici per giungere alle spiagge da cui partono i barconi.

Accogliere, infatti, non significa solo creare punti di accoglienza immediati, ma anche dare la possibilità a tutti di integrarsi, di lavorare e creare reddito per poter vivere.

 

Wojtyla declamava accoglienza spalancando le braccia con il suo aprite le porte.

Perciò si potrebbe ipotizzare per il credente una responsabilità indiretta: quella dell’assegnazione del voto a un certo tipo di politica, pro o contro i flussi migratori.

La politica, però, è fondata sulla risoluzione dei problemi di un popolo di una determinata nazione, non di quelle altrui. Per queste vi può essere un aiuto eventualmente economico esterno.

Tuttavia ogni nazione è indipendente e la dirigenza di ogni paese dovrebbe saper risolvere i problemi propri. Se ciò non avviene non si dovrebbe dare la colpa ad altri, ma al sistema.

 

I paesi dei migranti sono stati colonizzati e sfruttati dagli occidentali. Tuttavia il ricercare le colpe della migrazione a cause pregresse è in parte qualunquistico, perché allora bisognerebbe andare a ritroso nel tempo fino allo … stesso Adamo.

Dopo? A colui che lo ha creato, non dandogli quella conoscenza e capacità che gli sarebbe stata necessaria per non compiere errori. Per cui: neppure il peccato originale.

 

I Paesi Ue sono in recessione e sopportano una forte disoccupazione. Si può discutere sin che si vuole se ciò sia dovuto a grandi errori politici e finanziari, senza però cambiare di una sola virgola lo stato delle cose.

Ora, calcolando che nel prossimo decennio vi dovrebbe essere dal solo continente africano un flusso migratorio verso l’Europa di 80 mln di persone, ben si capisce che ciò non solo porrebbe un enorme problema sociale, ma pure economico e occupazionale.

L’Ue non è il paradiso terrestre, dove basta entrarci e al resto pensa l’abbondanza  creata dal buon Dio. L’Ue è un continente in decadenza che può attrarre milioni di persone, anche se l’attrarre per l’immagine che i media di noi danno loro non significa che si sia in grado di sopportare un tale flusso imponente.

 

Adamo ebbe la colpa (biblica) di disobbedire all’ordine di Dio. In ciò sta la sua colpa a cui Dio lo richiamò dal nascondiglio. Allora il perdono era ben lungi dall’essere idealizzato anche nel Padre amorevole e misericordioso, con la conseguenza che Adamo fu cacciato fuori a … farsi le ossa. Come si sa il Dio canaanita era piuttosto “collerico” in certi frangenti.

Caino uccise il fratello e Dio gliene chiese conto. Però, a differenza di Adamo, lo marchiò in modo che nessun altro potesse alzare la mano su di lui.

La Bibbia non ci dice se nel frattempo Dio si fece tra i 2 fatti dell’esperienza e se si fosse cibato, per averla, del suo albero della … conoscenza.

Proprio come Bergoglio non ci dice come risolvere il problema dei migranti clandestini, né come agire per il loro e il nostro bene. Declama solo un indefinito idealismo fideista fine a sé stesso, incapace però di darci indicazioni utili su come risolvere il problema.

 

Bergoglio, da Papa, ha fatto un bel gesto simbolico. Un gesto destinato a spegnersi nel mare dei problemi non solo europei, ma pure internazionali. Proprio perché non accompagnato da  un dettagliato piano di intervento sull’annosa questione.

Ovviamente non spetta al Papa risolvere i problemi internazionali o dei flussi migratori. Come non spetta al credente, impropriamente indicato come Adamo e Caino.

Sarebbe però bene non che tacesse, bensì che accompagnasse i suoi discorsi almeno con delle idee pratiche su come risolverli. Magari anche sbagliate, ma comunque utili a creare un opportuno dibattito.

Diversamente farà solo dei semplici discorsi idealisti, sfocianti nel populismo religioso e nel qualunquismo intellettuale.

Perché se tutti fossero colpevoli è ovvio che nessuno sarebbe colpevole.

È questa è l’amara conclusione che l’omelia di Lampedusa ha evidenziato: non è colpevole Bergoglio, ma non lo è neppure il credente e il cittadino occidentale.

 

I morti non sempre hanno ragione; spesso hanno anche del torto.

Perché l’affidarsi alla ventura di traversate migratorie, ponendosi nelle mani di assetati avventurieri, è contro quel Libero arbitrio che tanto fu caro alla Chiesa e a molti suoi Padri e teologi.

Ognuno si assuma le sue colpe e responsabilità, migranti compresi.

Con buona pace sia di Adamo, sia di Caino, sia di ogni … credente occidentale.

 

 

Sam Cardell

Questa voce è stata pubblicata in Articoli filosofici/sociali. Contrassegna il permalink.

2 risposte a Papa Francesco: Caino, dov’è tuo fratello?

  1. Massimo Macconi ha detto:

    Vergogna! Preghi Dio, se ci crede, di non dovere mai essere spinto dalla necessità a fare passi pericolosi per mantenere lei o i suoi cari. Si ricordi che il nostro Paese non meno di 40 anni fa era uno stato di emigrazione …..direbbe le stesse cose degli italiani che emigrarono in condizioni spesso penosissime negli USA o nell’Europa settentrionale!

    • Sam Cardell ha detto:

      Gentile Massimo Macconi,
      mi permetta un breve pensiero al suo encomiabile, cristianamente, commento.

      Non capisco – eufemismo – di cosa dovrei vergognarmi, considerato che il mio articolo è stato solo improntato sull’analisi dialettica e filosofica dell’omelia di Lampedusa.
      Infatti, non mi sono espresso né pro né contro i flussi migratori, sia legali che clandestini, né sulle motivazioni che spingono singoli o popoli ad affrontare pericoli, anche mortali, per perseguire una vita migliore.
      Lei, da bravo integerrimo cattolico, dovrebbe avere la cortesia di sottolineare i passaggi interessati dal suo “Vergogna!” e del susseguente anatema, pur con un errore di punteggiatura finale (! Invece di ?).

      Se, invece, il suo “Vergogna!” è riferito all’ardire d’analizzare un’omelia papale, allora ne dedurrei che lei sarebbe classificabile in quei “Caino” che condannarono un certo Galileo, oppure Savonarola o Arnaldo e … tanti altri.
      Salvo poi essere tra gli stessi “Caino” che plaudirono soddisfatti al mea culpa di Wojtyla sugli errori e sui peccati passati della Chiesa.

      Ovviamente lei del mio discorso – considerato il suo commento – non ha proprio compreso nulla, forse anche perché non avvezzo alla Logica filosofica.
      Perciò, prima di postare certi commenti – biasimevoli soprattutto per lei e non sicuramente per me – la inviterei a cercare di capire il significato del discorso e, eventualmente, se non recepisse qualcosa, a cercare delle delucidazioni anche privatamente, visto che il mio blog è dotato anche di una pagina per la comunicazione privata diretta.

      Comunque sia non mi ritengo un moralista dal perbenismo urticante, dedito soprattutto al pedestre mentalismo fideista.
      La fede – che lei invoca – non è il semplice credere, ma il farla propria dopo una ponderata elaborazione intellettuale. Ciò, ovviamente, implica pure l’analizzare il pensiero anche di un papa, perché non sta scritto da nessuna parte che un papa sia infallibile e neppure … analizzabile.

Lascia un commento