Obama, Petraeus e il Fiscal cliff.

Obama, Petraeus e il Fiscal cliff.

 

 

Il caso Petraeus è interessante perché va a legarsi alla recente elezione americana.

Che sia un fatto di donne, di adulterio o di allegra vita spensierata di un generale a 4 stelle (e con molte … strisce), all’analista non importa proprio nulla. Infatti, nell’esercito americano non è il solo ad annacquare lo stress del combattente dietro comode scrivanie (letti) con storie rosa.

Bengasi a parte – dove il generale ha cambiato con facilità versione – è interessante notare che il caso raggiunge i suoi chiari connotati nell’estate scorsa, proprio mentre la campagna americana per le presidenziali entra nel vivo.

Tutto però … tace, non solo tra i segreti della Cia, ma pure in quelli della Fbi, dove certi cassetti restano ermeticamente chiusi finché … interessa. Infatti, se la Cia ha in corso un’indagine interna “estremamente” riservata, Fbi s’arrovella dietro una denuncia di stalking di un’altra gentile e “discussa” donzella, pure lei impantanata nel caso.

Due grandi inquirenti con la … bocca ermeticamente chiusa. Fino a quando? A dopo i risultati delle elezioni, ovviamente, in modo che il Presidente non fosse “turbato” da simili equivoci e lussuriosi … misfatti.

Turbato? Esattamente; specie se il risultato è molto incerto nella percentuale e una simile notizia avrebbe potuto facilmente rovesciare l’esito delle elezioni.

Sicché a quest’ora si avrebbe Romney invece di Obama.

Ecco il grande … turbamento!

 

Gli americani sono più pragmatici degli italiani. Questo è ovvio. Infatti, dopo l’uscita “casuale” del caso – appena 2 giorni dopo le elezioni – non si stracciano i capelli né le vesti.

Alea iacta est! – disse Cesare (altro generale, ma pure “presidente”) -.

Loro, quasi, non sanno cosa voglia dire, ma procedono come se lo sapessero. Neppure il Mormone si preoccupa, intento com’è a pregare e ringraziare il buon Dio.

I Repubblicani, però, uno stizzito pensiero a come in verità sia andata ce lo fanno, proprio perché in fatto di peccati, menzogne e interessi più o meno privati, la storia dei presidenti americani ne è piena.

Qualcuno si ricorda le scappatelle del cattolicissimo e democraticissimo Kennedy? Oppure quelle del bulletto Clinton, intento a perdere letteralmente la testa tra le poppe d’una giovane stagista?

Pure le mogli laggiù sono più pragmatiche e sanno … perdonare l’adorato marito, specie se, dietro, più che la ragion di stato ci stiano degli emolumenti abbastanza sostanziosi che non varrebbe la pena lasciar perdere per una … semplice e normale scappatella.

Le donne dei “capi”, laggiù, sono meno … intolleranti eticamente e moralmente. Sono … amorevolmente … permissive.

 

Cia e Fbi a parte, la cui verità ufficiale è di norma sempre all’opposto di quella reale, pure Obama lascia dietro di sé dei dubbi consistenti. Infatti, se gli si nascondono ufficialmente eventi tanto gravi e complessi – il generale era un suo diretto subalterno e collaboratore addetto alla sicurezza sua personale oltre che a quella della nazione – vuol dire che o non sia molto “considerato” dal suo staff, oppure che sia un pollo di rara levatura, oppure che sia un … teatrante nato.

Tuttavia si pone l’inquietante interrogativo se il Presidente sia effettivamente in grado di controllare la sicurezza e la democrazia operativa dell’apparato statale.

Comunque sia, il tener celato all’opinione pubblica e al … presidente tali avvenimenti per alcuni mesi, è valsa a Obama la sofferta riconferma alla Casa Bianca.

Come disse Machiavelli nel suo Prence: Il fine giustifica i mezzi!

 

Obama, purtroppo per lui, è un presidente un po’ zoppo, proprio perché la sostanziale parità elettorale tra Democratici e Repubblicani non gli consente di padroneggiare a suo modo anche il Senato.

E, data pure la sua “manica larga” nelle spese – che ha innalzato il Debito sovrano al 140% del Pil – dopo il braccio di ferro dello scorso anno ora si trova a doverne fare un altro per espanderlo[1] legalmente di altri 600 mld di $. Diversamente, senza accordo coi Repubblicani, con il primo gennaio 2013 scatterebbero dei tagli lineari forzati capaci di mandare in recessione l’economia.

E questa è una delle cause che sta spedendo i Mercati (Borse) in affanno, con gli indici che hanno infranto oggi i supporti di resistenza.

Il Fiscal cliff è in agguato, anche se sicuramente prima di finire l’anno si troverà un compromesso tra le parti. Nessuno, infatti, né Obama, né i Repubblicani, avrebbe interesse a mandare in recessione il paese.

 

Perciò, il caso Petraeus e il Fiscal cliff saranno parte di una partita a scacchi per l’economia americana. Il Presidente dovrà fare più concessioni ai dettami repubblicani perché ne è stato il beneficiario diretto del caso.

Il caso Petraeus celato all’opinione pubblica ha penalizzato i Repubblicani e Romney, favorendo di riflesso i Democratici e Obama.

Per il do ut des vi sarà una serrata trattativa.

 

La politica non sempre segue le logiche pubbliche della ragione e neppure quelle della democrazia. Persegue soprattutto l’interesse dell’economia, specie in una nazione votata al neoliberismo globalizzato.

E l’economia oggi – come pure nell’Ue è chiaro a tutti – è succube e schiava dell’alta finanza, perciò di quei gruppi di potere che, più che combattersi, spesso si contrastano in modo trasversale, per unirsi poi all’occasione seguente per altri interessi.

Sicché, per il bene dell’economia dei soliti pochi, Obama e i Repubblicani troveranno l’accordo sicuramente in tempo utile.

 

Petraeus ha già tolto l’incomodo; e data l’età si … consolerà con la sua fedele e innamorata moglie nell’ozio d’una sostanziosa pensione anticipata.

I Repubblicani han perso le elezioni, ma otterranno concessioni superiori a quelle che la situazione economica attuale degli Usa avrebbe potuto concedere con Romney presidente.

Obama, dal canto suo, continuerà ad essere l’anatra zoppa, ma gli sarà comunque perdonato e evitato di finire arrosto sulla mensa del Fiscal cliff.

Pure gli oligarchi del Vertice Ue saranno soddisfatti e felici, anche perché a Fiscal cliff scongiurato i pericoli di un crollo totale del loro sistema politico e economico apparirà più lontano e meno minaccioso.

Pure la Cina si rallegrerà del pericolo scampato, considerato che una recessione USA renderebbe assai più problematica la solvibilità dei Titoli sovrani americani che, con tanta … abnegazione, hanno acquistato.

Tutti felici e contenti?

Non direi; chiedetelo agli elettori, che convinti hanno votato per l’uno o per l’altro, credendo d’avere in mano le sorti della nazione col  diritto … di voto.

 

 

Sam Cardell

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