Analisi di speculazione, crisi e mercato.

Analisi di speculazione, crisi e mercato.

ovvero:

Invito alla riflessione a Giulio Tremonti e al Governo.

Analizzando i mercati finanziari spesso viene il sospetto che i governi occidentali abbiano interesse a lasciar correre la speculazione, perché quando ciò accade – cioè quando i mercati crollano – hanno nelle mani degli ottimi motivi per cercare (finora inutilmente) di correggere il loro Debito sovrano con nuove tasse, drastici tagli e ineluttabile … rassegnazione popolare.
All’utilità pratica di questo comportamento aggiungerei pure la certezza degli enormi interessi che ruotano attorno alle grandi finanziarie (assicurazioni, banche, hedge fund, fondi d’investimento e multinazionali), in grado con potenti lobby di condizionare le politiche economiche dei vari stati, oltre al fatto che buona parte dei capi di stato attuali sono inaffidabili sia in preparazione, sia in capacità, sia in personalità (statura) etica e morale.
Per dirla come Sesac (Prence e Beduino.), e dopo attenta osservazione della loro personalità (e faccia), è certo che neppure in caso di bisogno mi sognerei di affidarmi all’Anatra di Albione, oppure al Bisonte dell’ovest o al Gallo slavo: li ritengo incapaci di gestire la situazione in ogni … senso e totalmente inaffidabili.

L’andamento dei mercati di questi giorni ha evidenziato che il Fitse Mib ha avuto una flessione di oltre il 20%, salvo poi iniziare la risalita per rimbalzo tecnico.
Ieri – venerdì 12 – l’indice ha cominciato in picchiata, raggiungendo un’ulteriore perdita di circa il 3%, salvo poi invertire decisamente, e a candela, la rotta quando le autorità di controllo di Francia, Spagna, Belgio e Italia hanno finalmente capito che bisognava fermare la speculazione, sospendendo provvisoriamente lo short selling. Diversamente le premesse della mattinata prospettavano un ulteriore e imponente crollo.
Le ovvie ricoperture per lo stop allo scoperto in pochi minuti han fatto fare un balzo positivo all’indice di ben il 7% circa, passando dal -3% della prima mattinata al +4% finale, pur con naturali oscillazioni intraday.
Proibire lo scoperto solo a tempo determinato equivarrà, tuttavia, solo ad un tampone provvisorio, prodromo poi ad altre precipitose cadute.
La crisi non è né superata, né finita; è solo all’inizio se si procederà politicamente come finora.

La crisi dell’autunno 2007, pur essendo in incubatoio da tempo, ha sottolineato che il rischio speculativo, basato su spropositate leve finanziarie, è stato l’inizio e la causa principale del crollo dei mercati, che poi hanno trascinato seco tutte le economie occidentali avendo portato al collasso molte aziende.
I governi sono intervenuti per salvare il salvabile, anche se il loro vero compito amministrativo sarebbe principalmente quello di controllare e impedire che certi abusi siano compiuti e che questi ricadano, poi, su tutto il popolo.
Sicché il popolo dei risparmiatori, prima ha subito i danni (depauperamento del capitale investito), poi la beffa del dover salvare con nuove tasse, grandi sacrifici e riduzione del proprio benessere chi speculò e intascò a scapito altrui, rischiando praticamente nulla.
Ma di ciò non ci si deve meravigliare, considerato che pure la Chiesa predica da millenni che la “conversione” all’ultimo istante può dare la salvezza e con questa la beatitudine eterna (paradiso).
E, maliziosamente, aggiungo che anche (fidando in) per questo teorema teologico spesso la Chiesa è correa di molte malefatte economiche con alcuni suoi uomini di spicco o con sue strutture finanziarie.

Il salvataggio di aziende, o di stati periferici, ha aumentato il debito sovrano di tutti, proprio perché la solidarietà finanziaria si basa spesso su un forzoso effetto domino fondato sulle compartecipazioni, nervo strutturale scoperto del mondo occidentale: la caduta di uno trascina seco quello di molti altri, perciò di … tutti. Cosa maggiormente grave se si agisce nella sola virtualità, non avendo risorse accantonate se non quelle ipotetiche … future.
Le tre gemelle americane (società di rating) ne sono l’emblema operativo, considerati gli ingenti interessi e intrecci societari che li vede coinvolte. Cosa su cui la solerte Procura di Trani vuol fare chiarezza – si fa per dire – facendo un buco nel … mare e … sprecando altro danaro pubblico, per gli indubbi risultati pratici che potrà eventualmente raggiungere.

Se negli scorsi anni i salvataggi sono stati possibili, pur aumentando i debiti sovrani, è ovvio che tali risorse ora non possano essere più disponibili, soprattutto perché non sono più reperibili neppure in modo virtuale. Basti pensare che il Debito italiano a giugno ha superato i 1.900 mld di €.
La stessa cosa vale per gli stati Ue, pur ipotizzando (utopia) che il fondo virtuale salva stati (Efsf) possa essere aumentato (moltiplicato più volte), perché è ovvio che così com’è oggi può bastare solo per alcuni giorni.
Ed è la ragione per cui dopo gli attacchi speculativi ai mercati dei paesi periferici, la Bce è intervenuta sul mercato per sostenere i Titoli sovrani principali, facendo però presente a Italia, Belgio, Spagna e Francia, – i paesi ora attaccati dalla speculazione – che ciò era possibile solo per brevissimo tempo.
Ecco perché tutti gli stati interessati sono corsi nuovamente ai ripari con nuovi tagli e nuove tasse, che – è bene sottolinearlo – non si sa come verranno poi realizzati: sono, al giorno d’oggi, correttivi solo virtuali che, in quanto tali, non potranno dare risultati duraturi. Infatti, i mercati dopo momentanei rimbalzi crollano poi di nuovo.
La crisi si accentua, i redditi si immiseriscono, i consumi crollano, il depauperamento azionario ha raggiunto cifre oltre l’80%, le aziende boccheggiano o chiudono, i posti di lavoro si riducono sempre più nella precarietà di ogni giorno e i grandi capitali possono prendere in un secondo la trasmigrazione verso altri lidi sulle reti telematiche. Minor reddito equivale a meno tasse, compensabili solo aumentando la leva fiscale, atta solo, a certi livelli di prelievo, a scatenare la rabbia sociale.

L’Italia ha appena fatto una grande manovra correttiva di bilancio che, però, diventa inutile solo una settimana dopo. Per cui si corre al riparo, su sollecitazione Ue e Bce, con una nuova, chiamata “ristrutturazione” della precedente per sociale eufemismo populista.
In effetti, sono solo nuove tasse e nuovi tagli.
Ma queste Finanziarie a cascata – non solo italiane, ovviamente – non serviranno proprio a nulla se non si provvederà prima a correggere le storture del mercato: titoli sovrani, vendita allo scoperto, spropositata leva finanziaria, riassetto (cancellazione) dei prodotti finanziari inutili e dannosi (spam) e limitazione del mercato dei futures alla sola materialità del bene. Proprio perché dalla degenerazione del mercato sono venute tutte le contraddizioni latenti che vi erano nel sistema, facendo dilatare e indi implodere prima le finanziarie spregiudicate e poi le economie occidentali.

Uno dei nodi principali d’instabilità attuale del mercato sono i titoli sovrani Ue, problema che non lascerà indenni neppure i Bunds in un futuro prossimo. Francoforte, infatti, è crollata sotto i colpi della speculazione come le borse consorelle; e pure Zurigo ha subito la stessa sorte. Se poi si osserva che le banche franco-tedesche hanno in portafoglio notevoli quantità di titoli sovrani periferici equiparabili a spam, allora il quadro è completo: il Bund teutonico sarà coinvolto nel crollo dal titolo ellenico.
Ciò significa che il problema non è solo locale di un solo paese membro, ma generalizzato e perciò di sistema. Diversamente il crollo di un mercato non diventerebbe generalizzato, come la falsa (in realtà vera anche se non pronunciata – diversamente Sarkosy non sarebbe corso ai ripari) voce sul declassamento del Debito sovrano francese, e in precedenza di altri, ha ampiamente evidenziato.
Per fermare la speculazione vi è la necessità impellente di convertire in Eurobonds tutti i vari titoli sovrani, ovviamente sottoponendo nuove emissioni a severe regole di bilancio. Cosa di cui molti economisti ora ne ravvisano la necessità, seppure tardivamente, e che gli strateghi Ue cominciano a prendere in seria considerazione.

Il Debito sovrano italiano deve essere drasticamente ridimensionato e nuove tasse, privatizzazioni (dismissioni) e tagli saranno necessari, sia che siano quelli stabiliti dalle finanziarie recenti, sia che vengano poi corretti in altre modalità nell’iter parlamentare.
Non sono tuttavia il solo e unico rimedio; e devono essere considerati un passo successivo solo alla ristrutturazione del mercato mobiliare, senza di che saranno solo opere morte e un ingente spreco di capitale pubblico e privato, proprio come finora è avvenuto.
Se il mercato risale e si stabilizza, purgato dalla speculazione allo scoperto, l’investimento verrà collegato alla produttività e al risparmio; diversamente equivarrà ad un puro e virtuale atto speculativo solo a … perdere. Perché al livello attuale raggiunto il vero investitore è … scappato da tempo.
Le grandi società finanziarie, che hanno compiuto sostanziosi aumenti di capitale per ottemperare a Basilea 3 e per potenziarsi dopo i contraccolpi (perdite) subiti per la crisi globalizzata, han visto tutte l’esborso attuato fortemente ridimensionato dal mercato speculativo anche solo guardando la quota capitale priva del diritto d’opzione. In pratica al livello attuale raggiunto il capitale immesso è stato in alcuni casi dimezzato dalla quotazione di mercato.
Perciò l’investitore, sia che si affidi alla virtualità finanziaria (come le grandi aziende), sia che da privato dia fondo al proprio risparmio, di questo passo sarà demotivato dall’investire, giudicando più utile mettere tutto sotto la mattonella.

L’economia non è una roulette russa dove si tenta la sorte, ma una forma contabile di dare ed avere che deve essere bilanciata nel tempo. Perciò si fermi per sempre il giochino della speculazione selvaggia, utile (senza rischio) a pochi e perniciosa (danni subiti) per tutti.
Sulle nuove tasse non entro nel merito, perché sono comunque necessarie a ripianare i bilanci. Si può discutere su quali scegliere, ma non sulla loro priorità e necessità.
Posso sollevare però una sostanziale obbiezione sull’esclusione dei Titoli sovrani all’innalzamento dell’aliquota secca di prelievo, considerato che buona parte di questi sono in portafoglio a grandi finanziarie nazionali ed estere. L’equità fiscale vale per tutti e non dovrebbe avere privilegio referenziale, pur ammettendo che, in pratica, si traduca poi in un mero giroconto contabile. Ed, appunto per questo, ininfluente sia per lo stato che per l’investitore.
Perciò mi auguro che nell’iter parlamentare venga corretta e equiparata alle altre rendite finanziarie; come fu a suo tempo graduata l’imposta sul C/C titoli.

Giulio Tremonti ha avuto il pregio, in questi anni di grave recessione, di tenere a galla la barca italiana con buona lungimiranza, ferrea determinazione e scarsa incisività internazionale di persuasione, pur se condizionato dall’Ue.
La platea (nazionale e internazionale) in cui è costretto a muoversi non è alla sua altezza, sia in campo politico che di strategia finanziaria.
Lui è un uomo nuovo tra tanti vecchi anagrafici della politica: politicamente e operativamente. Non è un De Gasperi, ovviamente, ma è ciò che oggi serve in fermezza e incisività.
Forse, più che i passati incentivi alla rottamazione di alcuni beni materiali, doveva puntare sulla totale rottamazione di tutti quegli uomini che ogni giorno inondano, ormai da decenni, la scena politica e mediatica ad ogni livello, cercando di mostrare al volgo rimedi che mai hanno saputo delineare e idee che mai potranno abbozzare.
La situazione è grave e, come anche gli U.S.A. dimostrano, il baratro sta dietro l’angolo di tutti; pure delle economie emergenti che hanno investito nei titoli sovrani occidentali, tanto da costringere la banca nazionale cinese e giapponese ad intervenire, sostenendo le quotazioni dei titoli sovrani e dell’€.
La globalizzazione ha reso mercato e nazioni strettamente connessi; perciò al mondo non vi è più alcuna Area 51 indenne da qualsivoglia intromissione e contagio.
Per cui tutte le finanziare, anche le migliori in senso assoluto, non possono prescindere dalla sterilizzazione (bonifica) del mercato, per non essere subito infettate e rese inutili dall’attuale sistema epidemiologico finanziario.

La sospensione dello short selling ha evitato il panic selling generalizzato, proprio perché gli investitori istituzionali che operano sul mercato si stavano collassando nuovamente. È, infatti, ovvio che chi può disporre di capitali enormi può imporre al mercato la propria posizione, traendone perciò innegabili benefici sia di utile speculativo, sia di acquisizioni azionarie a costo irrisorio.
Proibire tale pratica per sempre sarà utile; ma poi bisognerà estenderla velocemente anche a tutti gli altri strumenti finanziari, purgandoli soprattutto dai pericolosi Derivati.
Tremonti afferma di non essere un’economista, sottolineando questa sua prerogativa quasi con disprezzo verso gli economisti. Però, in effetti, opera come tale; e come tale si comporta quando vede le finanziarie solo come puri correttivi al mercato mobiliare.
Se però avrà quel briciolo di individuale cattiveria interiore (esame di coscienza), atta a comprendere che nessuna finanziaria da sola è sufficiente a correggere il mercato, ma solo a sostenerlo momentaneamente, allora capirà che se prima non vi era alcuna necessità di intervenire tanto drasticamente – basti pensare che solo la stesura della precedente era stata potenziata già oltre i parametri necessari –, o la causa del crollo dei mercati è soggetta a cause esterne, oppure ciò e dovuto ad una sottovalutazione generalizzata della necessità contingente.
Il mercato in realtà sprofonda perché ha regole perniciose che la speculazione internazionale sta sfruttando con grande successo, dilatando di conseguenza, con la speculazione sui differenziali, il Debito sovrano di ogni singolo stato Ue.
Il pericolo è proprio questo: maggiori differenziali equivalgono a elevata redditività, perciò a maggiore interesse a programmare un attacco speculativo, magari con la continua e cadenzata compiacenza (a turno) di una società di rating.
Quando un mercato viene gestito non dai fondamentali, ma solo da voci più o meno vere e fatte circolare ad arte, allora è ovvio che il sistema operativo sia bacato.
Ed è ciò che bisogna in fretta correggere.

Dopo il crollo della Lehman Brothers molti politici ed economisti affermarono che la crisi sarebbe stata breve e di soli alcuni mesi. A distanza di quasi un lustro la situazione è solo peggiorata e al di là dell’essere interamente concepita.
Se non si porrà velocemente mano alla ristrutturazione del mercato mobiliare, tra poco non vi potrà essere alcuna finanziaria nel mondo occidentale atta a scongiurare il default generalizzato di stati ed aziende, proprio come, a partire dalla Grecia per poi finire alla Francia, la storia giornaliera sta dimostrando.
Non vi sarà alcuna Area 51 indenne e impenetrabile; neppure la Germania che scioccamente crede di poter rimanere fuori dal contagio.

Sam Cardell

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